Tendo sempre ad andare verso ovest nel tempo libero, ormai si sa che prediligo le Alpi francesi, ma l’arco alpino è grande ed almeno metà è alla portata di weekend, quindi lo scorso fine settimana decido di cambiare meta. Non so se ho fatto così bene. Vi racconto.
Parto presto sabato mattina, e dopo il traffico internale della A4 e della bassa valle Brembana, percorro la transorobica del passo San Marco, un valico estivo di circa 2000 metri che mette in comunicazione le provincie di Bergamo e Sondrio. Il tempo di un caffè al rifugio e scendo in Valtellina dove mi tocca sciropparmi il tratto Morbegno-Mazzo con dei limiti assurdi ed un caldo infernale.
L'idea è quella di svalicare in Val Camonica evitando l'Aprica, già fatta più volte, per pranzare al fresco e così decido per una delle salite mitiche del ciclismo mondiale, il passo della Foppa, più conosciuto come Mortirolo, dove mi fermo al rifugio per uno squisitissimo piatto di pizzoccheri.
Parlando con gente seduta al mio tavolo durante il pranzo vengo a sapere che mi tocca rinunciare ad uno dei tratti più belli del giro che avevo in programma: il tratto di strada che va da Bormio a Santa Caterina Valfurva è chiuso per pericolo di frana e quindi non posso fare il passo Gavia. Riscendo quindi in Valtellina e raggiungo Bormio dalla statale, proseguo fino a raggiungere il tetto d'Italia alla sommità del passo dello Stelvio a 2760. Ogni volta lo trovo sempre peggio, lassù sembra sempre carnevale, con musica a tutto volume e paninari che fanno salsicce alla brace urlando in tedesco, senza contare che quasi si fatica a parcheggiare la moto, nulla a che vedere con la tranquillità alpina che vado cercando nei miei giretti. Scendo quindi speditamente in Alto Adige dove a colpo sicuro mi fermo nella tranquilla Glorenza nello stesso alberghetto dello scorso anno dove il gentilissimo ragazzo alla reception, parlando a fatica italiano, mi sistema nella stessa bellissima cameretta singola.
Domenica me la prendo con calma, faccio una ricca colazione con, tra le altre cose, uno strüdel delizioso, rimetto in moto il mio piccolo bagaglio e riparto.
Entro subito in Svizzera dal valico di Tubre e dribblando centinaia di ciclisti in gara supero il Pass dal Fuorn (Ofenpass) e mi ritrovo in una "confederaziun" deserta. Salgo al Flüelapass e come i grandi del pianeta al World Economic Forum passo da Davos, tra i suoi alberghi di lusso, chiedendomi perchè mai a certa gente venga in mente di pernottare in un luogo così finto, ma pensandoci è tipico delle attrattive svizzere.
Torno in Engadina col bellissimo Albulapass, luogo ideale per fare un picnic in riva al piccolo laghetto omonimo, ma io proseguo oltre spedito, scendo in valle e attraverso St. Moritz e Silvaplana per divertirmi sulle veloci curve del Julierpass. La seconda sorpresa del weekend la scopro in Hinterrhein quando giunto a Splügen vengo a sapere che il valico estivo di frontiera Passo dello Spluga non aprirà prima del 7 luglio per completamento dei lavori di ripristino della strada in seguito ad una frana avvenuta in primavera.
Sono costretto a optare per il passo del San Bernardino ed a rientrare per il valico autostradale di Brogeda, leggendo sul termometro della moto 39,5°C, prima di questa volta mi era capitato solo lo scorso agosto nella steppa kazaka!
Che dire, la Principessa ha superato i 140000 km e continua a girare come un violino silenzioso (DBkiller obbligatorio in Confederazione😜), le parlo picchiettandola sul serbatoio (so che solo i motociclisti possono capire) ringraziandola per il bel giro che forse andrebbe rifatto ad ottobre, quando in valle le temperature sono più confortevoli ed in cima ai passi si trova meno gente, per il resto bei posti, ma di una sterile e fin troppo composta montagna svizzera.
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